venerdì 21 maggio 2010

Capitolo 2 di Sogni e cambiamenti: Sogni ricorrenti

La sveglia digitale poggiata sul comodino segnava le 3:30 del mattino. Era successo ancora.
Oramai Draco Malfoy non teneva più il conto delle volte che aveva sognato quella ragazza.
Si rigirò nel letto scocciato cercando di cacciare quel viso dai suoi pensieri, ma senza successo.
Erano quattro anni che faceva sempre lo stesso sogno, o meglio, sognava sempre la stessa persona.
Capelli folti, ricci e spettinati e splendidi occhi color nocciola che concedevano però solo sguardi ostili. La ragazza che sognava lo guardava sempre con espressioni di rimprovero, di sfida o a volte persino d’odio, ma le volte peggiori erano quelle in cui lo guardava piangendo. Le sue lacrime lasciavano sempre dolore dentro di lui.
Aveva provato parecchie terapie per cercare di non sognarla, ma più provava a smettere, più lei tornava da lui a cercarlo dove non poteva difendersi, nei sogni.
Invece che migliorare le cose peggioravano ed oggi l’aveva vista anche da sveglio. Quel pomeriggio avrebbe giurato d’averla vista che passeggiava, assorta nei suoi pensieri, per le vie di Londra. Un po’ diversa da come gli appariva nei sogni, ma sempre lei.
Era ufficiale: stava impazzendo!
Si sedette sul letto, con i piedi nudi poggiati sul pavimento in parquet nero laccato, torturandosi con la mano destra il tatuaggio che aveva sul braccio sinistro. Faceva sempre male quando pensava a lei. Aveva imparato a convivere con quel tatuaggio orribile, che s’era fatto per chissà quale motivo, senza pensarci troppo su… a parte quando sognava la ragazza.
Perso completamente il sonno si alzò dal letto per posizionarsi d’avanti alla parete-finestra della sua stanza che concedeva una splendida visione notturna di Londra. In quel momento ringraziò mentalmente il suo sostanzioso conto in banca che gli aveva permesso di comprarsi un attico nel cuore della metropoli. La visuale era splendida come la città che si snodava sotto di lui, scura e silenziosa, e dava un senso di potere e controllo che lo facevano stare sempre meglio.
Tutto in quella casa rispecchiava il lusso e l’eleganza. La mobilia era fatta in legno pregiato in uno stile moderno e raffinato che rispecchiava il giovane proprietario. Era un intrecciarsi di forme particolari che si mischiavano perfettamente tra loro in tonalità di bianco, nero e grigio donando alla casa un senso d’armonia e di gusto, ma anche di freddezza e distacco. Quella casa avrebbe potuto perfettamente chiamarsi Draco Malfoy. L’unico tocco di colore presente era il copriletto verde smeraldo che spadroneggiava nella camera, ora stropicciato dal sonno irrequieto della persona che aveva dormito in quel letto rotondo fino a poco prima. Draco adorava il verde smeraldo, gli trasmetteva un senso di calore e casa che nessun altro colore riusciva a dargli.
Non c’erano foto su nessun mobile che ritraevano parenti o amici, sempre che lui ne avesse mai avuti, e nemmeno oggetti personali. Una casa bella, elegante e di ghiaccio come a rappresentare gli occhi del giovane, tanto belli quanto freddi, vuoti.
Gli piaceva la sua nuova vita, come spesso si trovava a chiamarla, ma aveva comunque un senso di mancanza. Cosa voleva quel volto che tormentava le sue notti? Perché lo cercava? Perché non lo lasciava andare avanti?
Erano troppe le domande che si intrecciavano nella sua testa senza dare una risposta, domande alla quale Draco, da solo com’era, non poteva rispondere.
Quello che però non gli era veramente concesso di sapere era che presto ogni suo quesito sarebbe stato risolto; il vero problema era se lui avrebbe accettato quelle risposte…

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